20 dicembre 2008

Tutti

Devo ammettere di non essere un gran conversatore: spesso perdo di vista l'obiettivo della discussione e mi concentro più che altro a osservare gli interloutori, ad ascoltare quello che dicono, ma soprattutto come lo dicono, come affrontano il dialogo.
Molto spesso, anzi quasi sempre, la discussione è una battaglia.
Non un alterco, non una partita, non un Gran Premio, proprio una battaglia, con precise strategie di attacco e difesa e differenti armi per ogni contendente e soprattutto con generali spietati pronti ad usare ogni appiglio e ogni punto debole dell'avversario per portare a casa la vittoria.
E' questo il problema: non conta discutere per affrontare un problema o un'idea, conta vincere. Capisco che viviamo in un mondo dominato dal delirio ipercompetitivo, che in qualsiasi campo, dal lavoro a facebook si debba per forza trovare un modo per brillare più degli altri, ma perlomeno fuori dagli ambienti in cui questo è indispensabile, credo se ne possa anche fare a meno... Non a caso le persone con cui ho un solido rapporto di amicizia sono, molto spesso, anche quelle con cui si può affrontare una discussione; non importa se pacata o accesa, ma sicuramente costruttiva, capace di farti uscire dal dialogo con idee in più o punti di vista differenti. La discussione è una risorsa di crescita e apprendimento incredibile, almeno per il sottoscritto.
Ma torniamo alla battaglia, anche conosciuta come discussione da bar.
L'arma migliore che il contendente trova per smontare l'avversario è il minarne la credibilità: tattiche collaudate sono battutine sprezzanti, finti vittimismi opure riferimenti a cose che non c'entrano nulla con la discussione corrente, ma che mettono in evidenza errori passati dell'altro; altra manovra strabusata è darsi un tono informato citando studi e percentuali, spesso inventati, con assoluta sicumera: se "il 70% degli opossum irlandesi è miope" chi sono io per contraddirlo? Ho di fronte un dato scientifico, probabilmente fornito da "un amico di mio cugino che è il veterinario di Gordon Brown" e se non ho un amico che ha lavorato con Albert Schweitzer, non posso controbattere, non ho la credibilità, mi manca la copertura aerea e la mia artiglieria è indifesa. Ma se anche si riesce a controbattere con competenza e a salvare le proprie trincee, l'interlocutore non avrà scrupoli a lanciare l'arma di dstruzione di massa più devastante nella storia delle battaglie dialettiche: la Bomba Tutti.
Sì, da qualche parte, in qualche momento salterà fuori sempre qualcuno che dirà: "ma lo sanno TUTTI, ma lo dicono TUTTI!" E la questione è risolta, perché se lo dicono tutti c'è per forza un fondo di verità, mica si sbagliano tutti, i tutti sono tanti!
Ma chi sono questi tutti?!?
Ogni tanto giro su internet, frequento siti e forum di divulgazione o informazione: ebbene se c'è una cosa che posso affermare con tranquillità è che esiste un gruppo di fan abbastanza esteso per qualunque cosa, sia essa sensata o meno e non importa se ne sistono anche dei detrattori, perché i sostenitori si appoggiano a vicenda e ricercano indefessamente qualsiasi notizia o informazione che appoggi la loro idea. C'è chi crede che la terra sia piatta, che John Titor viaggi nel tempo e che l'Alfa Romeo Arna sia una bella macchina... E si tratta di gruppi numerosi. Praticamente ci credono tutti.
Finché uno frequenta persone affini al suo carattere (ed è una cosa naturale, penso che lo facciamo tutti), il suo tutti sarà comunque un ristretto gruppo di amici e conoscenti che hanno opinioni più o meno simili, e non importa se uno o due la pensano in modo diverso, perché tutto il resto del gruppo (cioé tutti) sono abbastanza d'accordo.
E allora andiamo a vedere chi sono questo tutti, questo universo di persone sagge e incontraddicibile.
Salterà fuori che si tratta di un gruppo di venti o trenta conoscenti, e non di più, peraltro non tutti informati sull'argomento del contendere, spesso con conoscenze da "uomo della strada" che legge di sfuggita Metro come unica fonte di informazione.
Alla fatidica domanda "Ma tutti chi?" il fantomatico interlocutore risponderà "tutti quelli che conosco", con la massima naturalezza che lascia intendere che stiamo parlando di un uomo di mondo, che ha parecchi contatti con persone di tutti i generi e che soprattutto sente opinioni di persone che la pensano in modo diverso da lui, perché ci ha a che fare tutti i giorni.
Allora, cari tuttologi, my two cents: se questo è il modo di discutere che vi caratterizza, non avrete mai a che fare con persone che la pensano in modo diverso e che sono ansiosi di confrontarsi con voi, avrete mezze risposte di persone ansiose di darvi ragione per troncare sul nascere i vostri deliri qualunquistici e perché non hanno tempo lì per lì di affrontare una battaglia dialettica all'unico scopo di farvi venire un'erezione. Avrete un consenso di un manipolo di persone, un centinaio se siete proprio popolari, che per voi sono tutti.
100 persone sono tutti?
Popolazione italiana: circa 60.000.000
Popolazione mondiale: circa 6.100.000.000, in crescita.
La prossima volta che lo dicono tutti, probabilmente non l'ha detto un cazzo di nessuno.

27 ottobre 2008

Odyssée Parisienne - Parte 3

3-
Ce la facciamo, ma al pelo.
Già, perché gli unici i due contatti che abbiamo a Parigi, il cugino di Max e un mio amico, sono entrambi irreperibili e quel che è peggio i nostri cellulari hanno le batterie quasi a terra... Usiamo la tattica della chiamata ad intervalli casuali e alternati, cioé chiamiamo un po 'alla carlona quando capita e alla fine rintracciamo il sospirato cugino.
Altra menzione d'onore per la sua decisione di ospitarci, cosa che risolve parecchi problemi logistici, senonché le indicazioni per ragiungerlo hanno del surreale. Nulla da eccepire sulla persona, sull'ospitalità, sul prodigarsi per noi... però diamine, sentire una persona pacata al limite del sonno spiegarti dove devi andare quando hai pochi secondi di batteria a disposizione, ha dello snervante.
"Eurm... potete prendere la undiciiiii... uhm... si maaaa anche la quattoooordiciiiii va bene... ehm... pooooi magari passaaaate per laa..."
"Si ho capito, tu dimmi DOVE DEVO ANDARE che poi mi arrangio io!"
"Ehm... allooooora facciaaaaamo così... voi prendeeete la uuundiiici..."
"La fermata, dimmi LA FERMATA dove devo SCENDERE!!!"
"uhm... siii... allora... vediaaamo..."

...
(crisi nervosa)
...
Montparnasse, dobbiamo andare a Montparnasse. Così va meglio.
A P.te Maillot, arrivo del pullman di trasferimento, è ormai notte ed è con un certo sconforto che guardo ancora il posto da cui mi ero appena allontanato.
L'unico momento di quasi panico, di abbattimento è stato quell'istante a P.te Maillot, un senso di "ma come, sono ancora qui?!?" accentuato dal sonnecchiante ed eterno viaggio in autobus appena trascorso. Autobus grigi, asfalto grigio, il Palais des Congrés grigio e un po' di grigio in testa, giusto un po' di quello che va scrollato via con una buona dormita o un caffé rinforzato...
Ma è solo un attimo e non c'è tempo! Valigie in spalla siamo in metropolitana, a prendere una delle ultime corse verso la meta di questa sera... E dopo quasi un quarto d'ora di attesa arriva il sospirato convoglio: finalmente tranquilli ci lasciamo cullare dagli scossoni sulle rotaie riflettendo su come la metro sia stata un po' il tema della vacanza, nel bene e nel male.
Il bilocale del cugino è piccolo ma accogliente, arredato con gusto e attrezzato di tutto punto; l'unico posto letto in più è, di diritto, di Max e su questo sono irremovibile: peraltro sono talmente stanco che non avrò problemi a sonnecchiare per terra...
Da quel momento in poi sembra tutto in discesa: la mattina successiva, un po' indolenzito, chiamo la SNCF e prenoto due biglietti per il primo TGV utile, ovviamente a nome del mio compagno di viaggio, senza troppi problemi; anche l''orario di partenza, fissato per il primissimo pomeriggio, sembra favorire tutti i nostri piani.
E infine, un'oretta prima della partenza siamo alla Gare de Lyon, dove osserviamo i curiosi standard francesi sulle norme di sicurezza (la putrella appesa in modo creativo sulla testa dei passeggeri della scala mobile è un tantino inquietante) e ci godiamo pan carré alle gocce di cioccolato, praticamente nostro unico sostentamento per tutta l'avventura.
Max ha un caratteristica peculiare: la chiamiamo "il colpo di genio degli ultimi 5 minuti" ed è una sorta di arma del giudizio universale, un po' come l'attacco solare o il cannone a onde moventi... una di quelle cose che in un istante può distruggere tutto il creato e che gli viene in mente immancabilmente allo scadere di qualcosa, nel momento in cui tutto il programma preventivato si sta per completare senza intoppi. Gli ultimi 5 minuti, di solito, o anche un po' prima.
"Vado a fare un giro" sentenzia per l'appunto un'oretta prima della partenza.
Lo aspetto.
Un quarto d'ora.
Lo aspetto.
Mezz'ora.
Lo aspetto.
Quaranta minuti.
Lo chiamo.
"Max, dove sei?"
"Ehm... mi sono un attimo perso... com'è che si chiamava la stazione?"
...
(crisi nervosa - reprise)
...
Panico di qualche minuto, non di più, poi tutto torna normale...
...E finalmente partiamo!
il TGV scivola sul binario, il tavolino pieghevole ospita le gocciole, la fotocamera e il giornale, gli altri sedili sono semivuoti... Non resta che rilassarsi.
Modane, ore 18:00
Un tiro di sputo prima della frontiera francese, il TGV si ferma e ci viene chiesto di scendere: problemi tecnici.
Ma cazzo! Ma no! Ma dai...
La carovana di passeggeri, un po' rintronata si chiede che succede; il responsabile della polizia italiana, che ha una sede in stazione si prodiga in spiegazioni... In breve, il TGV che abbiamo preso è troppo nuovo ed è troppo alto, e nelle gallerie non ci passa.
Lo spiego alla turista italiana.
"Cosa?!?"
Lo spiego alla turista francese.
"Quoi?!?"
Lo spiego alla turista inglese.
"WTF?!?"
Dopo che l'ONU intero ha deciso che sono pazzo, mi informo meglio e scopro che il giochetto accade spesso e che per non perdere prenotazioni l'informazione viene data ai passeggeri solo DOPO che il treno è partito.
E stiamo lì un'ora e mezza ad aspettare il treno sostitutivo che arriva da Torino...
E' l'ultimo intoppo: il viaggio di ritorno è liscio e pulito e di degno di nota rimangono solo Gwen, francese trapiantata in Cameroon che si occupa di volontariato per la Croce Rossa Internazionale e che ci intrattiene raccontando le sue esperienze; la francese inguainata in pelle nera e dal fisico mozzafiato che aspetta ogni singola fermata per accendersi una sigaretta che butta poi via dopo due boccate; il romano che ha viaggiato ovunque e che ritiene la nostra disavventura un intoppo abbastanza normale; lo spagnolo un po' bevuto che viaggia avanti e indietro in cerca del bagno; le due giapponesi computer-dipendenti che si alternano al portatile... La fauna da treno, insomma, affascinante e variegata.
Ma la Stazione Centrale non è mai stata così bella, e rimettermi al volante della mia Alfa per tornare a casa non ha prezzo...

E infine la trafila dei documenti.
Un eterno andirivieni tra sportelli e impiegati di diversi uffici?
Assolutamente no!
Ore 9 del mattino: l'anagrafe mi consegna la carta d'identitaà senza colpo ferire; dai carabinieri stilo una denuncia autocertificata di un (UNO) foglio e allego la copia di quella francese di sedici (16) pagine; dopo pochi minuti l'addetto mi chiede se ho le foto.
Un po' interdetto consegno le fototessere fatte poco prima per i documenti e dopo qualche clic del mouse mi viene consegnata la patente sostitutiva: la caserma è collegata telematicamente alla motorizzazione. In teoria potevo fare lo stesso per la carta d'identità.
Non ci credo.
Tornando passo dalla banca per rifare la carta di credito; non serve, la procedura è automatica e dopo averla bloccata ne viene emessa una nuova che viene spedita subito all'indirizzo del proprietario. Arrivo a casa e il postino me l'ha appena recapitata.
Non ci credo.
Visto che c'è tutto e che avevo preventivato un'intera mattinata per fare quello che ho fatto in venti minuti, tanto vale fare shopping: ed ecco che ho anche un nuovo portafoglio.
E c'è il sole!
Prendo la bici, per quella non servono i documenti.

25 ottobre 2008

Odyssée Parisienne - Parte 2

2-
Da come l'ho messa giù, potrebbe sembrare che il viaggio sia stato terribile. In realtà no, è stata una bellissima vacanza e Parigi è ancora una volta una città meravigliosa, forse non come la ricordavo, ma ugualmente meritevole: abbiamo incontrato gente simpatica e cordiale, solo raramente qualcuno un po' spocchioso, abbiamo pasteggiato a specialità tipiche semplicemente deliziose, ci siamo inoltati per viuzze e luoghi meno conosciuti dal turismo di massa anche se ugualmente imperdibili...
Più che altro l'indizio che qualcosa stava andando storto avrei dovuto averlo da quando abbiamo deciso di visitare il Louvre.
Nei cinque giorni in cui sono rimasto, il tempo è sempre stato splendido, fatta eccezione per la giornata di martedi, allagata da un temporale estivo tanto inatteso quanto violento: era l'occasione perfetta per visitare il museo, tappa turistica adeguatamente lunga e tutta al coperto!
Il Louvre ha un giorno di chiusura.
Il giorno di chiusura del Louvre è martedi.
Ecco, questo indizio forse doveva mettermi in guardia: qualcosa doveva succedere...
Ma non ci abbiamo pensato, perché questo piccolo imprevisto ci ha permesso di vedere, in alternativa, il Conservatoire des Artes et des Métiers, museo che sognavo di visitare da quando ho letto "Il pendolo di Foucault" e che merita assolutamente un giro, anche soltanto per la navata della chiesa di Saint-Martin-des-Champs adibita ad esposizione!
Insomma sembrava andare tutto per il verso giusto, addirittura siamo riusciti ad incastrare la visita al Louvre il giorno dopo e a vedere più di quanto avevamo preventivato senza nemmeno scapicollarci, ma anzi con una certa rilassatezza e particolare attenzione a cercare il posticino particolare dove pranzare o l'angolo curioso per scattare la foto.
E venne il giorno.
Mercoledi sera ci muoviamo vero l'aeroporto di Beauvais, piuttosto distante dalla città, sonnecchiando sull'autobus, e soprattutto consci del fatto che solo un check-in ci separa da casa: è stato un bel viaggio, ma abbiamo macinato parecchi chilometri e desideriamo un po' tutti la doccia e il letto...
"C'est pas bon"
Al Check-in scopro che il documento rilasciatomi dalla Gendarmerie non consente l'imbarco, che ho bisogno di un documento apposito rilasciato dall'ambasciata e dal consolato e che per forza di cose devo cambiare il volo, perché non ho materialmente il tempo di andare in ambasciata e tornare all'aeroporto prima del termine ultimo. E anche se l'avessi, l'ambasciata è chiusa e risponde alle telefonate con un patetico messaggio registrato, secondo cui il mio documento di volo è valido!
Comincio una discussione che va dal pacato al furioso, per gradi, scoprendo nel contempo che litigare in francese mi viene piuttosto bene, fino allo scontro col supervisore che non mi lascia speranze.
Ora, io lo so che sfioro il qualunquismo, ma la bionda precisina super-tirata col trucco impeccabile e il tono di voce da rasoiata sulla lavagna è un po' la mia bestia nera ed occasionalmente ne incontro una senza riuscire mai ad averne ragione; è destino che la mia supervisor risponda alla descrizione, così come è destino che quell'aereo resti per me una chimera.
Infatti non lo prenderò mai, e nemmeno i successivi... Resto a guardare i miei amici che si imbarcano e faccio il punto della situazione: resto solo, senza documenti, con pochi soldi (la carta di credito era nel portafoglio rubato), senza alcun alloggio in una città straniera.
Non male.
Mi fiondo alle informazioni per vedere di cambiare il volo, se non è oggi sarà domani e nel frattempo avrò regolarizzato con l'ambasciata, no? Al massimo passerò la nottata in aeroporto o troverò qualcosa di economico... ma sì, inutile lasciarsi prendere dal panico!
Al box informazioni della Ryan Air espongo il problema e scopro che il cambio volo equivale a comprare un nuovo biglietto... morti di fame...evabbé... Accetto, ma il simpatico funzionario, al momento di vendermi l'agognato ticket rifiuta i contanti!
"Solo carta di credito"
"Se mi hanno rubato il portafogli, evidentemente non ne ho una a disposzione..."
"In questo caso non posso fare nulla, non è politica della compagnia"
"Senta... Ha assistito alla situazione e ha visto cosa è successo, se vuole chiamiamo la Gendarmerie o il supervisore... Posso pagare unicamente in contanti, ci dev'essere una scappatoia"
"Beh, per questa volta, ma solo per questa volta posso fare un eccezione..."
Sospiro di sollievo
"...Oh, che peccato, non ci sono voli domani. Nemmeno venerdi. Nemmen..."
Stronzo.
Si! Stronzo! Sibilato in italiano, tanto gli insulti sono comprensibili a tutti.
Punto della situazione: resto solo, senza documenti, con pochi soldi , senza alcun alloggio in una città straniera e senza prospettive immediate di ritorno!
Gli amici sono increduli, ma ormai sono già avviati al'imbarco. Costernati mi prestano un po' di denaro liquido e qualcosa che mi può servire: un blocchetto, una penna, la mappa del metrò...
E poi Max il Santo decide di compiere un gesto eroico.
Quando un amico è un Amico con la A maiuscola fa cose di questo genere... cose per cui non ci si potrà mai sdebitare... Max rinuncia al suo volo e decide di restare con me e di darmi una mano: suo cugino vive infatti a Parigi e potrebbe ospitarci per questa nottata.
Quasi commosso ed esausto lo ringrazio; comincia il piano per la serata e il giorno successivo e il primo passo è tornare a Parigi via pullman per poter prendere la metroplitana prima che la stazione chiuda. Ma sono le 22:30 e l'aeroporto è lontanissimo dalla città. Ce la faremo?

2- Continua.
[clicca qui per la terza parte]

24 ottobre 2008

Odyssée Parisienne - Parte 1

"c'est pas bon".
Inizia tutto da lì. Anzi no... inizia tutto un paio di giorni prima in quella dannata stazione della metropolitana parigina.
Champs Elysées, ore 18: stiamo tornando in albergo dopo una giornata stupenda e siamo come al solito pigiati nei vagoni della Linea 1. Incredibile come i francesi utilizzino la metropolitana: per loro è sufficiente entrare nella vettura e piazzarsi davanti alla porta, non pensando minimamente a defluire all'interno della carrozza per lasciare spazio agli altri passeggeri; quando guardate un treno nella metropolitana di Parigi, fateci caso, vedrete mezza dozzina di persone pressate vicino alla porta e il resto del vagone completamente vuoto!
In queste condizioni la zingarella scippatrice ha vita facile, gioca in casa, è nel suo habitat naturale; quando poi sono in due e fanno gioco di squadra, risultano praticamente imbattibili, riuscendo a sfilare portafogli con scatto felino ed abile mossa [cit. Lady Oscar, che era francese, per l'appunto].
Il mio, nel caso in questione.
La dinamica è la seguente: le due ti girano attorno aspettando il momento propizio, poi una ti si mette davanti e aspetta che tu debba scendere; è una cosa normale, perché il parigino medio ti si mette SEMPRE davanti, come ho già detto non concepisce altro posto che non sia accanto all'uscita, quindi dopo un po' non ci fai più caso...
Quella davanti a te aspetta l'apertura delle porte, esce, si blocca di colpo e ti viene addosso, fingendo di urtarti involontariamente, l'altra approfitta dell'istante dell'urto per infilare la manina dove non deve. E non importa se sia tasca, borsello, marsupio o cassaforte portatile: la manina guizza è il portafoglio è suo, in un battito di ciglia. E non importa nemmeno se te ne accorgi o se le vedi in faccia, le due scappano in direzioni separate, sgusciando tra la folla e tu ti ritrovi in mezzo ad un gruppo di parigini che è SEMPRE in mezzo alle scatole e che non si sposterà MAI perché è abituato a stare lì davanti ed è refrattario agli urti. Anche ai miei, da 100 chili a botta.
Francesina uno, bionda e minuta, una bambolina, sfugge nella carozza successiva, proprio nell'istante in cui le porte si chiudono; francesina due, mora con occhi scuri e cappello da pittrice è semplicemente sparita nei meandri della stazione... siamo in cinque, ma le abbiamo perse.
Porca paletta! I soldi sono nascosti altrove, ma nel portafoglio ho i documenti, senza i quali non posso prendere l'aereo di ritorno!
Prima tappa: Gendarmerie.
Ora... io non voglio far polemica su questo tipo di cose, perché so che sarebbe sterile, ma per Crom e per il Segreto dell'Acciaio, questa sarebbe l'efficientissima polizia parigina?!? Queste sarebbero gli impeccabili vigilanti da cui le nostre tanto bistrattate forze dell'ordine dovrebbero prendere esempio?!?
In due ore e mezza riescono a stilare un verbale in quadruplice copia lungo sessantamila pagine per dire quattrconeto volte quello che mi è stato rubato; per otto volte ripeto il mio indirizzo e per otto volte viene scritto sbagliato; alla nona volta glielo scrivo io e loro lo ricopiano sbagliando! Per i parigini è impossibile che esista un paese in provincia di Milano: o sono di Milano città o niente! E non sto sporgendo denuncia in una sperduta stazione di polizia in una banlieue dimenticata da Carla Bruni, sono all' Elysée, il Quirinale francese!
Dopo tutta la procedura, che richiede tre agenti diversi, domando per l'ennesima volta se la denuncia può sostituire il documento d'imbarco, e per l'ennesima volta mi viene detto di sì, che succede un sacco di volte e che tutti i turisti risolvono in questo modo.
Tutto sommato sono gentili, disorganizatissimi ma gentili, e mi chiedono se ho tempo di fornire un identikit delle ladruncole e di controllare le immagini schedate per vedere se le riconosco; ovviamente accetto con entusiasmo.
Peccato che per questa procedura debba andare ad un altro posto di polizia, ovviamente ben distante. Non appena usciamo dal commissariato chiedo per l'enne-più-un-esima volta se la denuncia che ho è utilizzabile come documento d'imbarco e altrettanto ovviamente mi sento rispondere in tono enfatico che "no! absoluement!", pertanto vengo riaccompagnato nell'ufficio, dove poi faccio un altro verbale, grande come una cartolina, che dovrebbe sistemare tutto.
Comincio a sudare freddo.
L'altro commissariato è ugualmente disorganizzato, e aspetto l'addetta di turno accanto ad un tizio ammanettato e a cui vengono perquisiti i bagagli con guanti sterili. Ad intervalli casuali arriva un impiegato che mi chiede chi sono e poi se ne va; dev'essere un gioco parigino, una cosa tipo il bowling. Io sono il birillo.
Finalmente arriviamo all'identificazione: devo inserire tutti i dati che conosco delle persone sospette, aspetto fisico, abbigliamento, età e altezza in centimetri. Faccio notare che non avevo un righello, né ho controllato il loro certificato di nascita, ma l'addetta mi spiega che serve un numero preciso: non va bene "tra 1,50 e 1,60", né "tra 12 e 15 anni", devo SAPERE quanto sono alte e vecchie. Colpa mia, dovevo portare il righello.
Facciamo una ventina di prove permutando varie età e altezze, ma non concludiamo nulla: senonché la meticcia e bellissima poliziotta che sta assistendo alla procedura se ne esce con: "si, ma lo sappiamo chi sono" (me le descrive sommariamente) "anzi, se torna sulla stessa linea della metropolitana è molto facile che lei le ritrovi".
...
Cioé, devo ritrovarle IO?!? E me lo dici dopo mezz'ora che le conosci già?!?

E' notte ormai, e ho finito tutta la trafila: ho in mano una denuncia lunga quanto Anna Karenina e in fogli di formato differente; è stata lunghissima e ho una gran fame. Gli amici mi aspettano sul selciato; non vedo l'ora di lasciarmi alle spalle la disavventura e di godermi la vacanza.

Era solo l'inizio.
Non sapevo ancora cosa mi aspettava...

1-Continua...
[clicca qui per la seconda parte]

29 settembre 2008

Queen


Si, lo so che Freddie Mercury è morto. E' l'unica cosa che mi sento rispondere quando dico "ho preso l'album nuovo dei Queen".
Ora, fermo restando che la perdita di Frederick Bulsara, per il mondo della musica, è stata grave, tutti i gruppi rock del mondo hanno subito cambi abbastanza strutturali nella formazione. Vogliamo parlare dei Pink Floyd? Lo sapete chi era Syd Barrett, no? O gli Iron Maiden? Di cantanti ne hanno cambiati più d'uno (e grazie a tutti i Santi è tornato Dickinson)? I Rolling Stones?
Eppure per l'immaginario collettivo i Queen erano Freddie Mercury. A buona parte degli intenditori della domenica non frega quasi nulla che della formazione originaria se ne sia andato anche John Deacon, per scelta.
Ebbene, non solo i Queen sono anche May e Taylor, ma sono dannatamente Paul Rogers e Spike Edney (membro storico e misconosciuto, presente sin da tempi non sospetti), o almeno lo sono stati al concerto di ieri!
Senza voce, con gli occhi lucidi e un metro e mezzo di pelle d'oca: così siamo usciti ieri dal Forum. Non ho mai potuto vedere la formazione classica, il loro ultimo tour risale a un epoca in cui ero bambino... Ma finalmente ho potuto battere le mani a tempo con Radio Ga Ga, partecipare a i cori di Bohemian Rhapsody, apprezzare dal vivo pezzi che il buon Freddie non ha mai fatto in tempo ad eseguire (I want it all, The show must go on, Bijou...) e godermi la soddisfazione di cantare insieme a May quella '39 che è stata da sempre uno dei miei pezzi preferiti, nonostante fosse praticamente sconosciuta e raramente eseguita dal vivo. Come un fulmine a ciel sereno, il buon Brian decide di introdurla dopo una toccante interpretazione di Love of my life... Sono praticamente in sollucchero!
I pezzi nuovi scivolano via che è un piacere, ma è ad ogni riff che accompagna una canzone classica, ad ogni apparizione di Freddie Mercury su grande schermo che va il boato del pubblico; la scaletta è curiosamente da intenditori, con canzoni conosciute ma non famosissime, eccettuate ovviamente le inossidabili We will rock you e We are the champions che, come tradizione, chiudono il concerto. Ed è sulle note registrate di God save the Queen che cominiciamo a sfollare, avendo ben impresso nella mente un concerto memorabile.

22 settembre 2008

Fico!

No, non è la classica foto per attirare contatti sul blog, ma un appello serio alla nazione!
La signorina ritratta nella foto qui accanto si chiama Raffaella Fico ed è balzata agli onori della cronaca per aver partecipato a non so più quale edizione del "grande fratello". Considerato che la tv io non la guardo, la cosa mi dovrebbe lasciare indifferente, ma in questo caso la faccenda è più complessa: La nazional popolare Raffaella mette in palio la sua verginità (così almeno sostiene la suddetta) alla modica cifra di un milione di euro [Link].
Fermo restando che, quelle che si fanno pagare, indipendentemente dal prezzo, si chiamano in un altro modo (almeno dalle mie parti), credo che sia giunta l'ora di porre fine a questa squallida autopromozione. Ma come si può fare? Servirebbe un gesto fermo ed eroico....
Ebbene io agirò volontariamente e in prima persona per risolvere la faccenda! Ancora una volta il vostro Tyreal-supereroe salverà la morale e porrà fine allo scandalo!
Come? E' presto detto.
Sullo stesso conto corrente utilizzato per salvare il mondo qualche post fa, è ora aperta la colletta per il milione di euro necessario per il compimento dell'impresa; l'atto si svolgerà in luogo privato per fare contenta l'on. Carfagna; le parti in causa sono consenzienti.
Partecipate numerosi alla colletta!

Certo della Vs. collaborazione, mi adopererò con fatica per questa ardua e perigliosa impresa.

-Aut. min rich. n'altr. volt. - powered by Hatu - il post è Carfagna Approved - Post scherzoso: nessuna raccolta fondi è realmente in atto -

10 settembre 2008

La canzone

Dunque, cerco una canzone.
Non so il titolo, non so l'autore. E' un cantante italiano, un uomo; la canzone è passata per radio un paio di volte qualche anno fa, direi 4 o 5 al massimo... Il ritornello recitava "non portarmi all'altare". Non ricordo altri dettagli importanti, né posso canticchiarla qui sul blog... NESSUNO è riuscito ad aiutarmi finora, sto uscendo pazzo. AIUTATEMI! :D

7 settembre 2008

La fine del mondo. Ma c'è un modo...

Ormai lo sanno tutti, i giornali ne hanno parlato, i telegiornali hanno fatto vedere i filmati... Al CERN stanno facendo un esperimento a causa del quale, secondo i Catastrofisti Uniti della Terra, ci sarà la fine del mondo.
Un buco nero! sì un buco nero come quello dei film di fantascienza inghiottirà la terra.
Qui ci sono tutti i dettagli, tutto quello che avreste voluto sapere sui buchi neri ginevrini e che non avete mai osato chiedere.
E' tutto vero. Ma non è troppo tardi.
Io posso fermare la catastrofe. Davvero!
E' giunta l'ora di gettare la maschera: io sono un supereroe.
Non chiedetemi come farò, io ho il metodo. non posso spiegarlo, sarebbe troppo difficile... Ma lasciatemi fare, funzionerà: voi non ve ne accorgerete nemmeno, ma io salverò il mondo e potrete continuare a vivere tranquilli.
Ma non posso agire se non ho l'appoggio delle gente: sono un supereroe democratico io! Fatemi capire che siete d'accordo: versate tutti i vostri risparmi sul mio conto corrente e io usero i miei superpoteri per far sì che tutto vada liscio.
Se qualcosa dovesse andare storto e il mondo dovesse finire, verrete risarciti: soddisfatti o rimborsati!

Per le prossime scadenze catastrofiche meglio prenotare: noi supereroi siamo gente molto impegnata.

-Aut. Min. Rich. - La salvezza del pianeta può variare a seconda del tipo di catastrofe - nessun opossum viene maltrattatio per questo tipo di gesta-

25 agosto 2008

14 agosto 2008

Sensi di colpa

Ho notato che ultimamente è pratica comune far leva sui "sensi di colpa" che una persona dovrebbe avere per tutto ciò che di male succede nel mondo.
Sono un essere umano, con pregi e difetti come tutti e sicuramente commetto molti errori, ma cerco di usare la testa e di no fare male; mi arrabatto, mi impegno, cerco di dare il meglio di me. Più o meno come gli altri, forse meno forse più.
Eppure sono sempre accusato di qualcosa.
Ci sono drammi in tutto il mondo, c'è gente che soffre, c'è la fame nel mondo, ci sono le guerre.
E c'è puntualmente il dito accusatore di qualcuno secondo cui il malessere è colpa mia.
C'è la guerra? Certo è colpa del petrolio, è colpa del nostro sistema, è colpa della nostra sete di energia, è colpa della mia Alfa, perché consuma un litro di benzina in più della sua Prius.
Senso di colpa.
Cavolo andiamo a vedere quanto costa la Prius, magari qualcosa si può fare.
C'è il riscaldamento globale, è colpa delle nazioni spendaccione ed inquinanti, è colpa dei provvedimenti governativi, è colpa delle nostre abitudini insensate, è colpa mia perché non ho ancora messo i pannelli solari e la centrale eolica sopra il garage.
Senso di colpa.
Caspita, è meglio informarsi, forse qualcosa si può fare.
C'è la carenza di cibo, la fame nel mondo, così no si può andare avanti, migliaia di animali vengono trucidati per sostentare noi grassi occidentali nullafacenti. La carne è la causa di tutti i mali, io la mangio quindi io sono il demonio. sono un "mangiatore di carogne" come dicono i vegan.
Senso di colpa.
Vado in vacanza? No, quel posto è da boicottare perché ha leggi troppo lasche sul traffico del grasso di balena, quell'altro non va bene perché ha un governo illiberale in cui i parchi sono recintati, quell'altro per carità, è un posto dove ci sono un sacco di oscurantisti e poi il viaggio non è equo-solidale.
Ci sono un sacco di stupri, di violenze, le donne vengono discriminate in più paesi, non ci sono pari opportunità, ed è colpa mia perché sono un uomo.

Un attimo.

Ma io cosa cazzo ho fatto di male? Cerco di condurre una vita dignitosa, rispettosa delle regole e soprattutto degli altri, non ammazzo nessuno, non rubo niente a nessuno, mi impegno per quello che devo fare, studio e lavoro, mi rendo disponibile per un sacco di iniziative, mi informo quotidianamente, cerco di mantenere un livello culturale adeguato leggendo, ascoltando, guardando, imparando, migliorandomi... Ma dovrei sentirmi in colpa per COSA?

Ma datemi retta un attimo, tutto queto insieme di paletti e di automortificazioni che dovrei infliggermi perché conduco una vita così terribilmente dissoluta, chi l'ha deciso?
Ma solo io comincio a vedere un sottile indizio di coda di paglia? Ma solo io noto, ogni tanto, che i più ardenti attivisti di questa o di quella iniziativa volte a migliorare il mio barbaro e decadente stile di vita sono i primi che dovrebbero scendere a patti con la propria coscienza? Solo a me sembra che questo fervore quasi religioso nel voler convincere a mutare stile di vita, sia spesso un patetico tentativo di autogiustificarsi?

Ma allora di chi è il senso di colpa? Mio o tuo?

Ma soprattutto c'è gente capace di affrontare una scelta etica esclusivamente per se stesso, nel suo intimo, senza per forza partire con una crociata volta a convertire tutti i pagani?

Scusate lo sfogo, ma io mi sono rotto.

31 luglio 2008

Salvando donzelle nei guai /3

Ci sto facendo l'abitudine... anche se stavolta non è nulla di eclatante. Niente mezzi pubblici, periferia, una persona che deve consegnare un curriculum, io che passo per caso proprio di lì.
Una bella donna, elegante e acculturata, una conversazione interessante anche se di pochi minuti. Un mio sciocco errore nel non chiederle se ha bisogno di essere accompagnata anche al ritorno.
Ma è già andata.
Un ricordo carico di fascino.

12 luglio 2008

Parlami.

Bea sorride di nuovo, dopo tanto, e si lascia andare sul divano affondando il dito in un'improbabile accozzaglia di palline di gelato.
Quanto tempo, ragazza.
Tanto, davvero.
Per quanto sia una componente assolutamente aleatoria della mia vita mi sei mancata.

Ti guardo sorridere e capisco tante cose solo dalla stretta di un abbraccio o dal modo di fare una carezza.
Ogni tanto vorrei restare lì a guardarti per ore. Come sorridi, come guardi il gelato, come pieghi la testa mentre lo scegli, come lo gusti... Sembra che ti sorridano persino i capelli.
"Ma cosa guardi...?"
"Te"
"Ho i capelli tutti arruffati, sembro una scopa secca"
"Sei bella"
"oh si, proprio"
"Si prop..."
"Ce l'hai ancor quel film, quello con la Theron che fa le acrobazie, dai, quello del futuro strano tutto colorato...?"
Ma si, guardiamoci ancora una volta Aeon Flux.
Credo sia la terza volta, ma le tue domande sono sempre le stesse.
Si, quello lì è il fratello. No, non credo sia una mora naturale. Si, è bella. No, non ha le spalle troppo larghe.
Il gelato si scioglie e tu resti con la testa inclinata e la bocca semiaperta fino alla fine del film, come se lo vedessi per la prima volta. Mi sfiori, mi tiri i colpetti, ti ritiri e fortifichi il tuo spazio.
Questa volta sei tu ad avere qualcosa che non va. Ti conosco da troppo tempo, e anche se non ti conosco bene come vorrei, lo sento che qualcosa non va. lo sento come quando stai arrivando e non hai ancora suonato alla porta e io sto già venendo ad aprire, lo sento come quando ho la mano sul telefono prima ancora che squilli.
Parlami Bea.
Ma lo so che non parlerai, ti porterai dentro anche questo. Ma non posso vederti sul punto di piangere un'altra volta facendo finta di niente. Se vuoi sono qua. Ci vogliamo bene in modo diverso, ma ci vogliamo bene ugualmente, lo sai.
Buonanotte tesoro.

9 luglio 2008

Salvando donzelle nei guai /2

Reduce da una cena torinese molto vivace e divertente, tra me e casa rimane un centinaio e rotti di chilometri da percorrere nella notte di sabato.
E dopo lavori in corso interminabili e qualche autogrill, sono all'uscita che mi porta a destinazione. Sono ormai le tre e mezza di notte, e la stanchezza comincia a farsi sentire; il caldo di questo sabato è stato stressante e, nonostante l'ora, la cappa di afa non sembra volersi allentare nemmeno per un attimo.
Tre curve e 500 metri, e sono a casa.
Auto ferma al lato del carreggiata, ragazza che telefona.
A tre curve e 450 metri da casa ho un piccolo rimorso e accosto a mia volta, tornando indietro lentamente.
"Serve aiuto?" Chiedo tranquillamente dal finestrino, sperando un po' nella risposta di cortesia "no, no tutto a posto!"
"Abbiamo bucato".
Stanco. Caldo. Tre e mezza di notte.
Parcheggio.
la ragazza al telefono è un po' spaesata, ma gestisce la situazione con maestria: l'ALTRA ragazza, infatti, è completamente sconvolta e in lacrime sul sedile del passeggero.
"Ma... cosa le è successo...?"
"E' la macchina dei suoi" mi spiega l'amica.
Comincio ad intuire: due ragazzine, probabilmente neopatentate, a qualche chilometro da casa con una gomma a terra alle tre di notte e l'auto dei genitori. Può essere una cosa terribile vista dalla loro prosepttiva.
Almeno credo.
Vabbé, piangi...

In una onesta carriera di automobilista, di gomme ne avrò cambiate una decina, per me e per altri. Che vuoi che sia? Tanto sono tutte uguali!
...
Che venga una carie all'ingegnere francese che ha progettato le ruote francesi delle macchine francesi con quattro bulloni francesi uguali ed un bullone francese di merda diverso dagli altri bulloni francesi.
...
Alla fine trovo la "bussola" adatta per il quinto bullone e tutto va liscio... E smolla, e alza, e svita, e sfila, e reinfila, e riavvita, e abbassa.
Stanco. Caldo. Tre di notte. Bulloni francesi.
Mentre mi do da fare, la disperata evolve in una forma di vita disperata superiore e comincia ad invocare santie parenti, tra lacrime e singhiozzi.
L'amica la tranquillizza: "Ma dai chicca, stai tranquilla, c'è qui il SIGNORE che ci aiuta"
Chicca: "Il Signore e la Madonna, e San Giuseppe e tutti gli angeli in colonna e di qua e di là e di su e di giù"
Riesce a bestemmiare tutto l'elenco di Santi cui sono a conoscenza, compresi San Siro e Sampei. Io sono ancora depresso dalla definizione di "signore", ma non ho tempo di intristirmi, perché Chicca, nei deliri di disperazione, ogni tanto apre di botto la portiera e si butta fuori dall'auto, ma io sono chinato proprio sotto la sua portiera:
Sbadabang!
"La scusi è un po' scossa"
Risbadabang!
"Chicca stai attenta al SIGNORE"
Sbada...STOP
fermata al volo: "Chicca, per cortesia, o dentro o fuori!"
L'amica tranquilla vorrebbe chiamare casa per giustificare il ritardo, ma...
"Non ho credito nel cellulare..."
Esausto e sudato estraggo il Nokia e glielo porgo. Chicca si toglie le scapre e zampetta sull'asfalto a piedi nudi. Ogni tanto piange, ogni tanto bestemmia.
A lavoro ultimato arriva la combriccola degli amici. Sono in sedici, o forse sessantaquattro... non lo so, ma ad un certo punto c'era una mezza folla di adolescenti sbucati da una 500 ultimo modello. Abbozzo qualche battuta. Ridono.
Sono un lago di sudore, uno straccio sporco di grasso e polvere, una specie di golem di stanchezza, ma ho finito.
"Grazie... ma lei è un angelo?"
"Qualcosa del genere..."
La guardo.
Mi guarda.
La guardo.
Mi guarda.
Stanco. Caldo. Sporco. Bulloni francesi.
La guardo.
Mi guarda.
Non capisce.
"Chicca..."
"eh...?"
"MI RIDAI IL MIO CELLULARE PER FAVORE?!?"
Uhhh che serata...

7 luglio 2008

Stormy weather




Salvando donzelle nei guai

La mattinata avventurosa arriva sempre quando meno te lo aspetti: alle 9 del mattino intorno a Quarto Oggiaro può succedere qualunque cosa.
E, puntuale nella sua imprevedibilità, la viuzza laterale riserva la sopresa inaspettata.
La ragazza sta correndo, gesticola, ha il fiatone, gli occhi sbarrati... Mi fermo.
"Aiuto" mi ansima dal finestrino "mi seguono".
...
A freddo si pensa subito alla fregatura, al fatto che è rischioso far salire uno sconosciuto, alla possibilità che la persona inseguita sia la criminale...
Cazzate.
"Salga!"
La ragazza si accascia sul sedile, poi si ranicchia in basso, come a non volersi far vedere. Fiato corto, pulsazioni a mille. Faccio inversione e parto a razzo verso l'ospedale.
Ci vogliono almeno cinque minuti di aria condizionata e parole tranquille per farle tornare un fiato normale che le permetta di spiegare la situazione. In quei cinque minuti ho sinceramente paura che mi muoia lì, è terrorizzata.
"Erano in tre o quattro" mi spiega "hanno cominciato a tenermi d'occhio sul tram mentre timbravo il biglietto"
Comincio a capire.
"Poi mi hanno messo le mani addosso, mi hanno strattonato... Alla prima fermata sono scesa, ma mi hanno seguita!!! Sono corsa via e..."
"un momento... l'hanno aggredita su un tram alle 9 del mattino?!?"
"Si"
"Un tram AFFOLLATO?!?"
"Si, lasci perdere..."
"E NESSUNO ha mosso un dito?!?"
Silenzio disperato da parte sua.
In zona c'è una volante dei carabinieri. Gentili e disponibili mi spiegano che è una cosa "normale".
NORMALE?!?!?
Rassegnato accompagno la ragazza al lavoro. Ancora scossa mi ringrazia: "Lei è un angelo".
No, io sono normale, sono quelli sul tram ad essere delle merde.

8 giugno 2008

Controcanto al fascino

Lei sorride.
Con gli occhi, la bocca, le guance, perfino con le gocce di pioggia sospese tra i capelli, lei sorride e l'uomo a cui è abbracciata sorride di rimando, quasi imbarazzato.
Lui è quasi un estraneo, lei amica di anni e anni. Lui è una persona seria, di quelle con cui ami conversare di avventure passate o di libri letti o esperienze vissute. Uno di quelli che riesce a dipingere una fotografia o pennellare un ricordo, che mischia la sua vita raccontandola in modo normale: il viaggio, l'aneddoto, la cucina, il cane, la moto.
Ha un tocco nel rendere speciale la normalità che è di tanti, di cui tanti si vergognano e che lui invece accetta senza tante storie; una figura rassicurante.
Lei, genio e sregolatezza, sbalzi d'umore e principi incrollabili, adattamento a qualsiasi situazione o piccoli vizi irrinunciabili capaci di metterla al tappeto. Insicurezza a portata di mano, maschera di ghiaccio e occhio di fuoco, aereo da guerra e pecorella smarrita.
Per quanto trovi insensato quello che penso, ogni volta che li vedo insieme è così: la bellezza della normalità quasi ostentata da lui è sinceramente attraente, eppure è una cosa che con lei non c'entra nulla. E proprio per questo li vedo perfetti. Come un copione già visto, ma non per questo meno affascinante, come un lago placido al tramonto.
E una fastidiosa punta d'invidia nell'ammettere a me stesso che quell'equilibrio che vedo è distantissimo da quello che sono.

12 maggio 2008

Mezzanotte fredda

Giada di solito è silenziosa, e mi stupisce sempre quando rompe il muro del suo silenzio per ridere da sola. Mi guarda e sorride, quasi beffarda. La guardo e sorrido, ma a quel punto lei cambia espressione e diventa terribilmente seria, come se solo guardandola sorridere l'avessi offesa. Chissà perché.
"Cosa pensi, Ty?"
"Cose brutte"
"Perché pensi a cose brutte?"
"Perché le cose brutte a volte si possono sistemare e diventare belle e questa volta sono io a doverle sistemare"
"E allora perché dici che sono cose brutte?"
"Perché ancora non so come fare"
Sorriso, sguardo.
Sorriso, sguardo.
Seria.
Chissà perché.
"Non resto fino a tardi, però, al massimo un film poi vado"
"A trent'anni puoi anche pensare di passare la notte fuori, che dici?"
"E' tuo fratello quello?"
Cambia sempre discorso in questi casi. Si, è mio fratello quello, lo sai già: quella foto ce l'ho da anni, in quella foto ho ancora i capelli lunghi e mio fratello ha quell'abito azzurro chiaro.
"Ma lo sai che è carino?"
"... Si, è lui quello bello, in famiglia"
"E' sposato, vero?"
"L'hai capito dalla foto di mia nipote nell'altra stanza?"
Sguardo, sorriso.
Sorriso, sguardo.
Ride.
"Rivestiamoci"
Già.
Ed è mezzanotte passata, e la casa è così fredda...

23 marzo 2008

Saluti e baci

E' tutto senza senso.
Ma è così.
Nuotiamo nella melassa ma allora perché sei tu ad attaccare il blocco di ferro? ' un po' come il pendolo, sì il pendolo: anche lui c'entrava con la melassa, ma era nell'aula di Fisica quando usavo le stesse parole del libro. Il libro è sempre stato un po' chiave un po' serratura, alternativamente; non ne sono certo ma dietro alla serratura ci può essere un drago o il gatto vivo e morto... stiamo qui ad oscillare! No, perché vuoi spiegare le ali? il vento è ancora forte e sono io ad avere la bussola, non pensare alle sciocche guide turistiche del vicinato strepitante, io giro il film e scatto le foto semplicemente, senza proclami.
Ma già il turbinìo non è abbastanza perché l'acqua tranquilla è più dolce, ed è difficile pensare di avere accanto qualcosa di tanto brutto che si spezza ma non si piega, come di solito può piacere.
Amen.

E' tutto senza senso ma è così.

8 febbraio 2008

14 gennaio 2008

Blues delle tre di notte

Milano alle tre del mattino è come un gigante addormentato.
Mentre vedevo "Io sono Leggenda" non facevo che pensare all'analogia tra una New York post apocalittica e deserta e la Milano da bere delle tre del mattino.
Quella Milano fa parte di me, da un po'... Se chiedessero di descrivermi con un'immagine sarebbe difficile sceglierne una sola, ma nel marasma di foto che ritraggono qualcosa di mio, ce n'è sicuramente una di due mani sul volante, di notte, tra semafori lampeggianti, la radio accesa su chissà quale mp3 e lì nell'angolo un angolino di coscia di... Di chi? Non importa, non importa quasi mai, di solito è qualsiasi. Il che è brutto da dire se si pensa che di solito sotto una gonna non c'è solo malizia, ma una persona con pensieri e sentimenti.
Non me ne vogliano quei pensieri e quei sentimenti, non mi appartengono e non mi sono mai appartenuti. Guardando al passato su quel sedile ci potrebbe essere chiunque. Non nessuna, perché non mi descriverebbe correttamente, ma nemmeno qualcuna, perché ahimé nemmeno questo lo farebbe.
E così il sabato notte è ancora una volta un'istantanea uguale a mille altre, tanto uguale che mi entra nelle ossa.
Guardo i suoi capelli... neri, lisci... Odio ammetterlo ma mi perdo spesso nei miei clichés e cerco più o meno inconsciamente le stesse emozioni in mondi diversi.
Silenzio.
Un'altra istantanea del mio carattere. Curioso come il suo silenzio voltato verso il panorama che sfugge dal finestrino sembra descrivere perfettamente quello che è un mio aspetto. in questo caso le parole sono sempre di troppo ed escono quasi arrugginite quando mi sforzo di pronunciarle.
Per cosa ti ho cercata stavolta? Chi sei tu?
Ma è fuggita. Un'istantanea.
Una foto. Mani sul volante. Semafori lampeggianti. Radio accesa. Un angolo di coscia. Di chi non importa.
Perché un'altra non importa, non è mai quella giusta.