31 luglio 2008

Salvando donzelle nei guai /3

Ci sto facendo l'abitudine... anche se stavolta non è nulla di eclatante. Niente mezzi pubblici, periferia, una persona che deve consegnare un curriculum, io che passo per caso proprio di lì.
Una bella donna, elegante e acculturata, una conversazione interessante anche se di pochi minuti. Un mio sciocco errore nel non chiederle se ha bisogno di essere accompagnata anche al ritorno.
Ma è già andata.
Un ricordo carico di fascino.

12 luglio 2008

Parlami.

Bea sorride di nuovo, dopo tanto, e si lascia andare sul divano affondando il dito in un'improbabile accozzaglia di palline di gelato.
Quanto tempo, ragazza.
Tanto, davvero.
Per quanto sia una componente assolutamente aleatoria della mia vita mi sei mancata.

Ti guardo sorridere e capisco tante cose solo dalla stretta di un abbraccio o dal modo di fare una carezza.
Ogni tanto vorrei restare lì a guardarti per ore. Come sorridi, come guardi il gelato, come pieghi la testa mentre lo scegli, come lo gusti... Sembra che ti sorridano persino i capelli.
"Ma cosa guardi...?"
"Te"
"Ho i capelli tutti arruffati, sembro una scopa secca"
"Sei bella"
"oh si, proprio"
"Si prop..."
"Ce l'hai ancor quel film, quello con la Theron che fa le acrobazie, dai, quello del futuro strano tutto colorato...?"
Ma si, guardiamoci ancora una volta Aeon Flux.
Credo sia la terza volta, ma le tue domande sono sempre le stesse.
Si, quello lì è il fratello. No, non credo sia una mora naturale. Si, è bella. No, non ha le spalle troppo larghe.
Il gelato si scioglie e tu resti con la testa inclinata e la bocca semiaperta fino alla fine del film, come se lo vedessi per la prima volta. Mi sfiori, mi tiri i colpetti, ti ritiri e fortifichi il tuo spazio.
Questa volta sei tu ad avere qualcosa che non va. Ti conosco da troppo tempo, e anche se non ti conosco bene come vorrei, lo sento che qualcosa non va. lo sento come quando stai arrivando e non hai ancora suonato alla porta e io sto già venendo ad aprire, lo sento come quando ho la mano sul telefono prima ancora che squilli.
Parlami Bea.
Ma lo so che non parlerai, ti porterai dentro anche questo. Ma non posso vederti sul punto di piangere un'altra volta facendo finta di niente. Se vuoi sono qua. Ci vogliamo bene in modo diverso, ma ci vogliamo bene ugualmente, lo sai.
Buonanotte tesoro.

9 luglio 2008

Salvando donzelle nei guai /2

Reduce da una cena torinese molto vivace e divertente, tra me e casa rimane un centinaio e rotti di chilometri da percorrere nella notte di sabato.
E dopo lavori in corso interminabili e qualche autogrill, sono all'uscita che mi porta a destinazione. Sono ormai le tre e mezza di notte, e la stanchezza comincia a farsi sentire; il caldo di questo sabato è stato stressante e, nonostante l'ora, la cappa di afa non sembra volersi allentare nemmeno per un attimo.
Tre curve e 500 metri, e sono a casa.
Auto ferma al lato del carreggiata, ragazza che telefona.
A tre curve e 450 metri da casa ho un piccolo rimorso e accosto a mia volta, tornando indietro lentamente.
"Serve aiuto?" Chiedo tranquillamente dal finestrino, sperando un po' nella risposta di cortesia "no, no tutto a posto!"
"Abbiamo bucato".
Stanco. Caldo. Tre e mezza di notte.
Parcheggio.
la ragazza al telefono è un po' spaesata, ma gestisce la situazione con maestria: l'ALTRA ragazza, infatti, è completamente sconvolta e in lacrime sul sedile del passeggero.
"Ma... cosa le è successo...?"
"E' la macchina dei suoi" mi spiega l'amica.
Comincio ad intuire: due ragazzine, probabilmente neopatentate, a qualche chilometro da casa con una gomma a terra alle tre di notte e l'auto dei genitori. Può essere una cosa terribile vista dalla loro prosepttiva.
Almeno credo.
Vabbé, piangi...

In una onesta carriera di automobilista, di gomme ne avrò cambiate una decina, per me e per altri. Che vuoi che sia? Tanto sono tutte uguali!
...
Che venga una carie all'ingegnere francese che ha progettato le ruote francesi delle macchine francesi con quattro bulloni francesi uguali ed un bullone francese di merda diverso dagli altri bulloni francesi.
...
Alla fine trovo la "bussola" adatta per il quinto bullone e tutto va liscio... E smolla, e alza, e svita, e sfila, e reinfila, e riavvita, e abbassa.
Stanco. Caldo. Tre di notte. Bulloni francesi.
Mentre mi do da fare, la disperata evolve in una forma di vita disperata superiore e comincia ad invocare santie parenti, tra lacrime e singhiozzi.
L'amica la tranquillizza: "Ma dai chicca, stai tranquilla, c'è qui il SIGNORE che ci aiuta"
Chicca: "Il Signore e la Madonna, e San Giuseppe e tutti gli angeli in colonna e di qua e di là e di su e di giù"
Riesce a bestemmiare tutto l'elenco di Santi cui sono a conoscenza, compresi San Siro e Sampei. Io sono ancora depresso dalla definizione di "signore", ma non ho tempo di intristirmi, perché Chicca, nei deliri di disperazione, ogni tanto apre di botto la portiera e si butta fuori dall'auto, ma io sono chinato proprio sotto la sua portiera:
Sbadabang!
"La scusi è un po' scossa"
Risbadabang!
"Chicca stai attenta al SIGNORE"
Sbada...STOP
fermata al volo: "Chicca, per cortesia, o dentro o fuori!"
L'amica tranquilla vorrebbe chiamare casa per giustificare il ritardo, ma...
"Non ho credito nel cellulare..."
Esausto e sudato estraggo il Nokia e glielo porgo. Chicca si toglie le scapre e zampetta sull'asfalto a piedi nudi. Ogni tanto piange, ogni tanto bestemmia.
A lavoro ultimato arriva la combriccola degli amici. Sono in sedici, o forse sessantaquattro... non lo so, ma ad un certo punto c'era una mezza folla di adolescenti sbucati da una 500 ultimo modello. Abbozzo qualche battuta. Ridono.
Sono un lago di sudore, uno straccio sporco di grasso e polvere, una specie di golem di stanchezza, ma ho finito.
"Grazie... ma lei è un angelo?"
"Qualcosa del genere..."
La guardo.
Mi guarda.
La guardo.
Mi guarda.
Stanco. Caldo. Sporco. Bulloni francesi.
La guardo.
Mi guarda.
Non capisce.
"Chicca..."
"eh...?"
"MI RIDAI IL MIO CELLULARE PER FAVORE?!?"
Uhhh che serata...

7 luglio 2008

Stormy weather




Salvando donzelle nei guai

La mattinata avventurosa arriva sempre quando meno te lo aspetti: alle 9 del mattino intorno a Quarto Oggiaro può succedere qualunque cosa.
E, puntuale nella sua imprevedibilità, la viuzza laterale riserva la sopresa inaspettata.
La ragazza sta correndo, gesticola, ha il fiatone, gli occhi sbarrati... Mi fermo.
"Aiuto" mi ansima dal finestrino "mi seguono".
...
A freddo si pensa subito alla fregatura, al fatto che è rischioso far salire uno sconosciuto, alla possibilità che la persona inseguita sia la criminale...
Cazzate.
"Salga!"
La ragazza si accascia sul sedile, poi si ranicchia in basso, come a non volersi far vedere. Fiato corto, pulsazioni a mille. Faccio inversione e parto a razzo verso l'ospedale.
Ci vogliono almeno cinque minuti di aria condizionata e parole tranquille per farle tornare un fiato normale che le permetta di spiegare la situazione. In quei cinque minuti ho sinceramente paura che mi muoia lì, è terrorizzata.
"Erano in tre o quattro" mi spiega "hanno cominciato a tenermi d'occhio sul tram mentre timbravo il biglietto"
Comincio a capire.
"Poi mi hanno messo le mani addosso, mi hanno strattonato... Alla prima fermata sono scesa, ma mi hanno seguita!!! Sono corsa via e..."
"un momento... l'hanno aggredita su un tram alle 9 del mattino?!?"
"Si"
"Un tram AFFOLLATO?!?"
"Si, lasci perdere..."
"E NESSUNO ha mosso un dito?!?"
Silenzio disperato da parte sua.
In zona c'è una volante dei carabinieri. Gentili e disponibili mi spiegano che è una cosa "normale".
NORMALE?!?!?
Rassegnato accompagno la ragazza al lavoro. Ancora scossa mi ringrazia: "Lei è un angelo".
No, io sono normale, sono quelli sul tram ad essere delle merde.